Escursioni e giteDa visitare…

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Le origini di Badolato Borgo sembrano risalire intorno all’anno mille, come mostrato dalla presenza di piccoli insediamenti basiliani, sparsi in diverse località del suo territorio, ma quello che diede l’avvio alla crescita dell’attuale Centro Storico è stato quello situato in prossimità della chiesa di Santa Caterina. La successiva presenza normanna diede al Borgo un periodo di buona floridità economica e religiosa, dimostrata dalla presenza di nuovi ordini religiosi (Certosini).

Dal punto di vista urbanistico venne a crearsi quello che è stato l’elemento generatore di tutto il Borgo (l’attuale Corso Umberto), quindi vennero a crearsi la presenza militare situata nella parte più alta del paese (l’ormai distrutto castello), e quella religiosa (oggi chiamata Chiesa del SS. Salvatore e a suo tempo Chiesa di tutti i Santi), entrambi situate lungo il percorso del crinale e comunicati per mezzo di una strada coperta di pietre naturali ancor oggi esistente.

Tenendo conto della caratteristica del sito, che è stato l’elemento condizionante di tale crescita (caratteristica dei borghi medioevali), quale elemento difensivo, venne a crearsi una tipologia edilizia a “Cortina” formata da più unità abitative contigue ad esse, e racchiuse dentro le mura di cinta, oggi come forte testimonianza di allora; infatti nel suo tempo, il Borgo di Badolato, era paese mandamentale (“feudo”) degli altri paesi limitrofi ad esso.

Dal XVII-XVIII secolo, si sviluppò una nuova classe borghese ed una lussureggiante economia con l’ampliamento del centro storico ed il sorgere di nuovi edifici, religiosi e civili.
Durante l’ampliamento del centro abitato, nel borgo, vennero realizzate numerose chiese ed oggi come allora se ne contano ben 12:


Convento francescano di Santa Maria degli Angeli (1603) con relativa Chiesa (1605)

Chiesa dell’ex convento di San Domenico (1566)

Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria V.M. (1198)

Chiesa dell’Annunziata (1654)

Chiesa della Provvidenza (1598)

Chiesa Ss.mo Salvatore (1218)

Chiesa del Carmine (1678)

Chiesa di Santa Maria in Crignetto (1728)

Chiesa di San Nicola Vescovo (1239)

Chiesa di San Rocco (1548)

Chiesa di Santa Maria della Sanità (X secolo)

Chiesa dei Ss. Angeli Custodi (1956)

La tipologia edilizia più ricorrente che tutt’oggi mantiene le caratteristiche originarie, è costituita da unità abitative monocellulari e nobiliari, i quali si elevano per mezzo di muratura portante con pietra malta e mattoni, adagiati lungo l’andamento naturale del terreno, che tenendo conto della forte pendenza ed ogni altro fattore morfologico, fanno del Borgo un paese percorribile in strette viuzze, tranne l’attuale Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele percorribili anche con auto di modeste dimensioni. La posizione del borgo è situata a mezza costa, infatti dal centro storico si raggiunge in meno di 10 minuti sia dal mare che dalla montagna passando per una straordinaria diversità di paesaggi. Grazie poi alle tradizioni tramandate da generazione a generazione, ancor oggi, possiamo gustare i prodotti tipici del luogo preparati con maestria locale, come il pane casereccio cotto nel tradizionale forno a legna; gli insaccati come la soppressata, preparata e curata con metodo tradizionale e naturale; il buon vino a fermentazione lenta vendemmiato con metodo antico; le conserve di vario genere (sott’olio, sott’aceto, sottosale ecc) dei prodotti della terra quali olive, pomodori, carciofi, capperi, melanzane ecc.; ma uno dei prodotti che più eccelle dell’agricoltura del Borgo è l’olio d’oliva extravergine, che ancor oggi viene ultimato per mezzo di una molitura coerente con le proprie tradizioni ed il territorio.  La splendida chiesa dedicata all’Immacolata è la porta est del paese, sul poggio dal quale lo sguardo può spaziare da Capo Colonna fino a Punta Stilo. Iniziata nel 1686 ha un portale in granito attribuito agli scalpellini di Serra San Bruno. Due colonne su un piedistallo, poste ai lati del vano d’ingresso, reggono un’architrave con una nicchia nella quale si legge l’anno di fondazione della chiesa (1686) e l’anno del restauro (1859). L’interno ha un soffitto, con stucchi in gesso, decorato da artisti di Serra San Bruno. La volta a botte è suddivisa in tre riquadri, intervallati da fasce con fiori. Al centro di ogni riquadro è posto un medaglione. Il fondo della volta è blu, con decorazioni a fiori e volute bianco e oro. Vicino all’abside c’è la cupola a forma di un ottagono semplice forato da una serie di finestre. La cupola, che all’esterno finisce con una lanterna a forma di stella ricoperta da tegole in terracotta, è uno degli esempi più importanti del Seicento badolatese. L’altare maggiore è in marmo bianco, il pavimento maiolicato con disegni a margherita. Sulla parete di sinistra si trova un olio su tela raffigurante la Croce Angelica di Tommaso Aquinate e diverse opere di artisti partenopei e locali. Di pregio i pezzi in argento (calice, ostensorio, punta della mazza del priore) opera di artisti napoletani. Nel muro esterno dell’abside un pannello maiolicato (1800) raffigurante la Madonna Immacolata (realizzato a Squillace).

Posta a poche centinaia di metri sul livello del mare Badolato si erge su di una collina che domina l’ampia vallata del torrente Gallipari, i cui aspri tratti e la bellezza si ammirano in tutto il loro splendore dagli innumerevoli belvedere che costellano la strada per l’altopiano delle Serre e per Brognaturo. Quest’ultima collega l’antico borgo con la statale 106 permettendo cosi al visitatore di passare in pochi minuti dalla calda amenità della costa al fascino di una montagna ancora incontaminata. La nascita di Badolato risale intorno alla prima metà del X secolo, per volere di Roberto il Guiscardo duca di Calabria, che, nel 1080 decise di edificare “un pacifico borgo” là dove già risiedevano poche capanne di poveri pastori. Il borgo sin dalle origini ebbe scopi eminentemente difensivi come confermato dalla cinta muraria e dal castello signorile risalenti circa al XII secolo; quest’ultimo, in particolare dotato di torre, fungeva da punto d’avvistamento contro le invasioni dei Saraceni o dei turchi, che afflissero la Calabria per tutto l‘Alto Medioevo. Purtroppo poco o nulla rimane oggi a testimonianza della fortificazione, se non la struttura stessa del paese, le cui innumerevoli stradine si snodano in gironi concentrici, convergenti verso il culmine dell’altura. Da qui il piccolo borgo si dipanava in abitazioni contadine e botteghe che ne costituivano la vita stessa.

Nel tempo, vi si avvicendarono varie casate a partire dal 1506, dai Ruffo ai Toraldo, dai Raveschieri ai Pignatelli, i Pinelli ed i Gallelli. Tra queste casate sono ancora oggi ricordati quelle dei Toraldo, il cui capostipite si distinse nella battaglia di Lepanto (1571), che fu vinta contro una delle più grandi flotte Turche, e quella dei Gallelli, la cui fama è peraltro testimoniata dall’imponente Castello Gallelli della tenuta di Pietra Nera, situato lungo la via di collegamento che dalla marina porta all’antico centro. Badolato divenne nel tempo un importante punto di riferimento per le zone circostanti, come fulcro della religiosità essendo frequentato da monaci Basiliani, Francescani e Domenicani, che costituirono numerose confraternite, ancora oggi operanti ed occupate nella gestione e custodia delle magnifiche chiese e dei conventi edificati nei secoli passati. Tra questi ve ne sono alcuni degni ci particolare interesse:

La chiesa di San Domenico

Situata nella zona più alta dell’abitato, una delle più grandi testimonianze d’architettura sacra oggi esistenti in Calabria, ad unica navata centrale rettangolare e con una grandiosa facciata frontale in granito. Un tempo annessa ad un convento domenicano, oramai scomparso, risale al 1607. Situata nella zona più alta dell’abitato presenta una pianta a unica navata, rettangolare, con un’imponente facciata in granito, opera di decoratori di Serra San Bruno del 1700.

Ai lati del portale si trovano due nicchie decorate semplicemente. L’imponente architettura interna è di gusto raffinato, creato dall’accostamento di elaborati stucchi bianco su bianco. L’unica traccia di colore è quella degli affreschi dei cinque riquadri posti nella volta, opera del pittore fiammingo Guglielmo Borremams (1730). Gli eleganti azzurri e rossi, le delicatezze del giallo e del verde, nelle diverse tonalità, suscitano forti sensazioni. I cinque riquadri riproducono scene sacre che ruotano intorno alla figura di San Domenico. Si possono ammirare, inoltre, un’acquasantiera in marmo policromo, sorretta da un pilastro con base a pianta quadrata; una tela raffigurante S. Andrea Avellino e una di S. Michele Arcangelo dell’800. Pregevole, infine, è la tela del ‘600 raffigurante Santa Maria del Soccorso, opera del pittore di Stilo Francesco Cozza.

Il convento francescano

DiSanta Maria degli Angeli del 1603 posto su di una collinetta di fronte al borgo, al cui interno si trova un crocefisso ligneo settecentesco ed un ricco pergamo pensile dello stesso periodo che non si sono perduti assieme alla costruzione, grazie al restauro compiuto dalla comunità Mondo X che vi è ospitata.

La chiesa dalla Madonna della Sanità

Antico centro Basiliano Medievale risalente al X sec. Che sorge a tre Km dal paese. Conosciuto come tale per il gruppo statuario un tempo li ospitato, la struttura presenta un pittoresco portico ad arcate coperto con travi in legno.

La Chiesa dell’Immacolata

Risalente al 1686, nota oltre che per l’interessante struttura, anche per la strategica, invidiabile, posizione a strapiombo sulla vallata, dalla quale è possibile ammirare un po’ tutta la costa sottostante dal Golfo di Squillace fino al promontorio di Punta Stilo.

Note importanti: Il borgo antico toccò il suo apice produttivo nella prima metà del ‘900, raggiungendo una quasi piena autosufficienza sia dal punto di vista agricolo che zootecnico. Infatti nel ‘51 si registra il ragguardevole numero di 5100 abitanti. L’economia si reggeva in gran parte sull’artigianato, lavorazione del cuoio, del legno, della seta, del lino e della lana ed anche sull’allevamento di suini che servivano sia per il consumo interno che per l’integrazione del reddito. Il declino tuttavia ebbe inizio a partire già dall’immediato dopoguerra quando un forte terremoto danneggiò notevolmente le strutture architettoniche, ma si accentuò particolarmente dopo l’alluvione del 1951 che distrusse gran parte del paese. Iniziò quindi la costruzione del primo nucleo di case popolari a Badolato marina che da li a poco, divenne il vero e proprio centro abitato, soprattutto per merito delle rimesse dei numerosissimi abitanti ormai all’estero in cerca di “fortuna”. La popolazione si ridusse a 600 persone. Negli anni ‘80, si tornò a parlare di un suo recupero, in seguito ad una provocazione lanciata dalla stampa locale intitolata: “Badolato paese in vendita”. Il clamore dell’iniziativa fece sì che molti stranieri si interessassero al paesino, acquistando diverse abitazioni altrimenti destinate al degrado, soprattutto attratti dalla semplicità della vita che esso offre. Questa la storia del nostro paesino sino al Natale del 1997, quando giunsero dal mare ben 826 profughi Kurdi, lasciati alla deriva sull’Ararat, una vecchia e malmessa nave di oltre sessanta metri, che andò ad infrangersi sulla costa di Santa Caterina comune limitrofo. Iniziò subito una straordinaria gara di solidarietà tra volontari e cittadini di Badolato, che con il sindaco si resero disponibili ad ospitarne immediatamente più di 300, accogliendoli, alla ben meglio nel campo approntato presso le scuole elementari del borgo medioevale. Così quel Capodanno, Kurdi e Badolatesi “ballano insieme nell’antica chiesa di S. Domenico al suono di musiche occidentali e pop-islam, quasi fosse un augurio affinché Occidente ed Oriente si conoscessero meglio, si stimassero a vicenda, si amassero in pace”.

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